Sedi interessate dalla presenza di centri per la gestione dei rimpatri – Necessità di rivedere il monte ore straordinario
Riportiamo il testo della lettera inviata al Capo della Polizia il 10 ottobre 2025, dalla Segreteria Nazionale:
“… non crediamo serva compiere sforzi argomentativi per convincerLa di come la gestione dell’immigrazione, sia per la parte relativa all’ordinaria trattazione amministrativa dei titoli autorizzativi al soggiorno, sia, soprattutto, per l’assai più impegnativa parte relativa alle patologie del fenomeno migratorio, assorba una rilevante parte delle risorse, umane, logistiche e patrimoniali in una congiuntura che vede il Dipartimento della Pubblica Sicurezza in costante affanno per riuscire ad assolvere le molteplici altre esigenze che gli sono istituzionalmente attribuite.
Ci sia consentito evidenziare come, in un momento in cui la dotazione organica è in costante contrazione – tendenza che grazie all’apprezzabile sensibilità del decisore politico dovrebbe a breve essere invertita – la possibilità di fare fronte ai sempre più stringenti impegni richiesti, non da ultimi quelli correlati ai servizi di ordine pubblico sia resa possibile solo grazie al senso di responsabilità ed alla dedizione che il personale della Polizia di Stato, di ogni ruolo, non esita ad anteporre alla propria vita di relazione ed agli spazi affettivi.
Sacrifici che meriterebbero di essere quantomeno apprezzati con un tempestivo riconoscimento dei carichi di lavoro ampiamente eccedenti gli standard contrattuali. Per ottenere il quale – ed anche questo non è certo un segreto per l’autorevole interlocutore al quale con la presente ci rivolgiamo – sono invece previsti defatiganti attese. A subire le conseguenze di questo perverso intreccio che costringe a fare sempre di più con sempre di meno sono, in particolare, i colleghi che hanno la sventura di operare in sedi che ospitano le strutture preposte al rimpatrio degli stranieri irregolari, chiamate ad assicurare una serie di attività accessorie – dai compiti di vigilanza all’identificazione – che il personale aggregato non riesce a coprire in autonomia. Possiamo qui fare l’esempio della Questura di Potenza, nel cui comprensorio di competenza ricade il CPR di Palazzo San Gervasio, che per soddisfare le incombenze in narrativa si vede sottrarre una media stimata di 1300 ore mensili pari ad oltre un terzo del monte ore che ammonta complessivamente a 3442 ore mensili.
A significare come queste realtà, soprattutto quelle che come la Questura di Potenza da noi presa a modello di riferimento contano su un organico contenuto, finiscano con l’essere doppiamente penalizzate perché da un lato scontano il ritardo nell’alimentazione del turn over e nell’allineamento alle consistenze previste dalle tabelle ordinamentali – peraltro elaborate quando i CPR ancora non erano stati istituiti e quindi già solo per questo sottodimensionate – e dall’altro vedono buona parte delle ore di straordinario assegnate consumate per soddisfare esigenze di interesse generale.
Una incongruenza che a nostro sommesso avviso dovrebbe essere riequilibrata attraverso una integrazione del monte ore mensile che possa quantomeno attenuare la penalizzante situazione che finisce con l’essere sofferta dal personale che opera sul territorio.
Ecco perché, volendo anche non scadere in una inevitabile ridondanza di elencazione di dati e report sulle attività svolte, avendo piena consapevolezza che le sono ben note per interesse diretto e quotidiano, evitiamo di ripeterle l’analisi certosina di quelle che sono le risultanze di tutti gli uffici che hanno nella loro giurisdizione un CPR e, soprattutto della questura di Potenza che abbiamo preso come riferimento per portare alla Sua attenzione questo annoso e pernicioso problema.
Così come siamo consapevoli che stiamo agendo su un terreno, quello della distribuzione delle risorse accessorie, assai complesso in considerazione della diminuzione dell’organico complessivo e delle troppe criticità che stanno frenando uno sforzo apprezzabile e considerevole da parte del Ministro e del Dipartimento per cercare di assumere quante più unità possibile.
Sforzi però che da soli, almeno in questo frangente non aiutano a risolvere le criticità evidenziate e che, pertanto richiede sun Suo autorevole intervento affinché lo spirito di abnegazione e la disponibilità ad effettuare molto di più di quello che un regolare turno di servizio consentirebbe non lasci il posto allo scoramento e alla percezione di non essere considerati per l’effettivo impegno profuso.
Confidando sulla Sua capacità di valorizzare le suggestioni finalizzate al miglioramento delle condizioni di lavoro del personale e del servizio di cui trattasi, restiamo fiduciosi in attesa di un cortese risolutivo riscontro. …”