A decorrere dal 1° gennaio 2023, i divisori e i coefficienti di trasformazione del montante contributivo sono quelli indicati nella tabella allegata al decreto interministeriale Lavoro-Economia del 1° dicembre 2022 ed applicati nel 2023-24.
Come noto, i coefficienti di trasformazione si applicano al montante contributivo e variano in base all’età anagrafica che si ha nel momento in cui si lascia il lavoro.
Ad un’età maggiore, di norma, corrisponde un coefficiente più elevato, facendo riferimento agli aggiornamenti ISTAT sulle aspettative di vita, che possono ridurre la percentuale (e quindi l’assegno), anche a parità di età di uscita e di contributi versati.
L’aggiornamento dei coefficienti di trasformazione è biennale, con nuove percentuali stabilite ogni due anni dal Ministero del Lavoro in base alle rilevazioni ISTAT sull’adeguamento alle aspettative di vita.
Nello scorso biennio era stata stabilita una riduzione compresa tra lo 0,33% e lo 0,72% rispetto ai valori precedenti, mentre con l’aggiornamento 2023 i valori risultano più favorevoli di quelli del 2021-22, mentre si conferma la misura del tasso di sconto all’1,5%.
Come noto, la pensione si determina attraverso la moltiplicazione del montante individuale (somma dei contributi versati) per il coefficiente di trasformazione legato all’età anagrafica in cui si esce.
Si ottiene così la pensione lorda annua che viene divisa per 13 mensilità (pensione mensile lorda).
Il coefficiente di trasformazione viene calcolato anche in base alle frazioni di mese, con riferimento al momento di decorrenza della pensione. In pratica, al proprio coefficiente di trasformazione bisogna aggiungere tanti dodicesimi quanti sono i mesi che intercorrono tra il proprio compleanno e il mese in cui si andrà in pensione. I dodicesimi si calcolano come la differenza fra il coefficiente di trasformazione dell’età già compiuta e quello successivo.
L’effetto dei coefficienti di trasformazione si fa sentire esclusivamente sulle quote di pensione il cui calcolo è basato sul sistema contributivo.
Come si evince dalla tabella, al 1° gennaio 2023, a parità di contributi versati, chi andrà in pensione nel biennio 2023-2024 avrà un assegno più alto di chi ha lasciato il lavoro precedentemente. Ad esempio, con un montante contributivo di 150mila euro, chi è andato in pensione a 67 anni nel 2022 ha maturato una quota contributiva di 643 euro lordi mentre nel 2023 avrebbe preso 17 euro in più.