IMMIGRAZIONE: SIULP CONTINUANO LE RIVOLTE NEI CIE, COSI’ COME LE INERZIE DEL GOVERNO

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Ultimo aggiornamento 08/07/2013

Dopo Lampedusa,, Crotone, Torino, Roma e Cagliari, ora è la volta di Modena e Brindisi. Come una spirale senza fine è scoppiata la bomba ad orologeria dopo l’annuncio inascoltato del SIULP difronte alla totale inerzia del Governo e all’assordante silenzio della politica e dei cittadini.
Il tutto perché sino ad oggi, e fatta eccezione Lampedusa, gli unici che ne hanno fatto le spese e a caro prezzo con numerosi feriti sono solo i poliziotti e gli altri appartenenti alle forze dell’ordine. Uno spettacolo veramente sconfortante e scoraggiante che invoglia a perdere l’amore per la giustizia, per la sicurezza e per il servizio al Paese.
Ad affermarlo Felice ROMANO Segretario Generale del SIULP che, dopo gli ultimi undici feriti registrati nella rivolta del CIE di Restinco (Brindisi), non usa mezzi termini per contestare le gravi mancanze del governo ma anche per denunciare la solitudine nella quale sono stati abbandonati i poliziotti che sono gli unici ormai, insieme alla sensibilità più volte esternata dal Capo dello Stato, ad affrontare un problema che pur essendo di natura sociale è stato totalmente scaricato sulle spalle dei poliziotti come un problema di ordine pubblico.
Sono consapevole, continua il sindacalista, che le parole usate sono pesanti e foriere di gravi preoccupazioni; ma la situazione in cui versano tutti i Centri nei quali sono, a vario titolo, trattenuti gli immigrati sono diventati una sorta di campo minato in cui, ogni giorno, poliziotti e altri appartenenti alle forze di polizia sono costretti ad attraversare pagando un grave prezzo per tutti gli “scoppi” che si registrano per effetto di una situazione ormai insostenibile e non più gestibile.
Delle due l’una, rincara ROMANO, o il ministro MARONI ha la forza politica ed economica di costruire un Centro per ogni provincia dedicato ad accogliere i clandestini che vengono rintracciati nei rispettivi territori provinciali oppure l’unica strada per poter gestire questa situazione è la riduzione del periodo di permanenza presso i Centri già esistenti, da 18 al massimo a 6 mesi in modo da consentire un turn over degli ospiti che serve a due obiettivi principali. Il primo garantire sempre una capacità di recettività dei nuovi immigrati, il secondo relativo alla garanzia di condizioni umane per gli ospiti e per i poliziotti che li vigilano.
Speriamo, conclude ROMANO, che sia l’ultima volta ad essere costretti a denunciare questo stato di situazioni che, complici anche gli scellerati tagli operati dal governo e rispetto ai quali non abbiamo visto alcuna resistenza del ministro MARONI, hanno trasformato i nostri professionisti dei Reparti Mobili e dei Reparti Territoriali impiegati in questi servizi come “carne da macello” e non come servitori dello Stato. Richiedo se per attivare l’attenzione su queste situazioni non debba accadere qualcosa di veramente grave come la perdita di qualche vita umana.
Il giorno 5 p.v., anche su nostra insistenza ci sarà un vertice con il Dipartimento della P.S. proprio per discutere le condizioni di impiego dei nostri operatori. Ma la coperta è troppo corta oramai; le croniche e insostenibili carenze di organico non potranno essere rimpiazzate da alcuna alchimia organizzativa. Quello che occorre è un investimento rapido e consistente di risorse umane e finanziarie. Questo è l’immediato banco di prova del ministro MARONI speriamo di non doverlo “bocciare” come siamo stati costretti a fare per la questione dei tagli.

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