Riportiamo la nota del 23 gennaio 2024 inviata al Capo della Polizia dalla Segreteria Nazionale:
“…la recente immissione in ruolo di migliaia di neo Agenti e l’assegnazione ad altra sede dei vincitori dei concorsi interni sta purtroppo mettendo a nudo le criticità provocate da una assoluta mancanza di progettualità sul tema delle politiche abitative per il personale della Polizia di Stato.
Sintomatico della gravità della situazione è il ventaglio di scelta verso cui sono orientati gli Agenti in Prova all’atto dell’espressione della preferenza per le sedi di prima assegnazione, che registrano un eloquente sbilanciamento per uffici che hanno disponibilità alloggiativa o, in alternativa, per quelli ubicati al di fuori di contesti in cui il mercato immobiliare è condizionato da fattori, quali la presenza di università e il pendolarismo dei lavoratori tipico delle aree metropolitane, che non di rado entrano in risonanza con l’incidenza dei flussi turistici che hanno reso estremamente più remunerative le locazioni di breve durata.
Quel che appare certo è che non si tratta di una bolla speculativa destinata a ridimensionarsi, essendo semmai probabile l’esatto contrario. Si deve quindi prendere atto di come, nei fatti, si sia alle prese con elementi distorsivi che svolgono dirompenti effetti sulla qualità della vita del personale, intaccandone il potere d’acquisto al punto tale da rendere implausibile una prospettiva di stabilizzazione familiare.
Siamo insomma alle prese con vere e proprie gabbie salariali, posto che, a parità di retribuzione, chi presta servizio in realtà caratterizzate da difficoltà abitative quali quelle testé descritte viene penalizzato da una notevole minore capacità di spesa che residua dedotti i costi per gli affitti.
Del resto anche l’ipotesi di acquistare un appartamento, anche di modestissima metratura, con gli attuali tassi di interesse, e con i prezzi lunari raggiunti dagli immobili nelle aree urbane, risulta essere proibitiva.
Considerazioni persino ovvie, si potrebbe replicare. Ma altrettanto scontata avrebbe dovuto essere la sensibilità rispetto alle reiterate denunce con le quali il Siulp, basandosi su una semplice analisi del turn over imposto dalla piramide generazionale, da tempo aveva cercato di far introdurre la questione abitativa tra le priorità del dibattito sul disagio del personale. Riscontrando indifferenza o, al più, dichiarazioni di intenti a cui mai si è davvero voluto dare un qualche seguito.
E così, diversamente dagli anni in cui, attraverso molteplici specifici veicoli normativi, sintomo della consapevolezza del Legislatore delle difficoltà incontrate da personale professionalmente sottoposto a mobilità sul territorio nazionale, sono stati approntati corposi stanziamenti per l’edilizia residenziale, buona parte dei quali destinati agli operatori delle forze dell’ordine, così consentendo agli stessi di stabilizzare progetti di vita ancorché lontani dai luoghi di origine, quelli che ci lasciamo alle spalle sono decenni in cui si è erroneamente ritenuto che il riconoscimento di migliori condizioni retributive rendesse non più necessari interventi di sostegno abitativo.
Un affanno che vede oggi l’inedito coinvolgimento anche di quanti, dopo decenni di stasi concorsuale, e proprio quanto avevano finalmente scalato le graduatorie della mobilità riavvicinandosi alle proprie reti di affetti, si sono trovati a dover rimettere in discussione i loro orizzonti di vita per poter accedere ad un ruolo superiore. Proprio alla loro condizione avevamo dedicato la nostra più recente accorata sollecitazione dello scorso 29 novembre 2023, pure rivolta all’odierna Autorevole istanza, segnalando come l’assetto logistico ricettivo di numerosi sedi di assegnazione fosse impreparato ad accoglierli, e chiedendo venisse attivato ogni più opportuno intervento per sopperire alle lamentate difficoltà.
Una richiesta che, in apparenza, non ha registrato concrete soluzioni. Non che ci potessimo attendere miracoli, ma confidavamo che la tematica da noi proposta potesse essere messa all’ordine del giorno delle emergenze meritevoli di essere trattate. Se qualcosa in tal senso è stato fatto, non ci è dato saperlo.
Nel rinnovare quindi il nostro impulso affinché con ogni consentita urgenza sia messo in cantiere ogni utile strumento per avviare una fattiva azione nel senso qui rappresentato, crediamo che possa e debba essere compiuto ogni utile sforzo per sfruttare occasioni offerte dalla riconversione di stabili già esistenti che si prestano alle esigenze ricettive in narrativa.
Abbiamo in mente, tra le varie, l’ipotesi di alloggiare un considerevole numero di operatori presso il Tecnopolo Tiburtino, che darebbe una salutare ventata di ossigeno alle sofferenze con cui sono costretti a confrontarsi centinaia di operatori in servizio nella capitale. Struttura per acquisire la disponibilità della quale sarebbe necessario formalizzare una manifestazione di interesse, che parrebbe essere in via di perfezionamento. Non conosciamo quali siano gli eventuali ostacoli frapposti alla conclusione di questo protocollo, e anche se siamo ragionevolmente orientati a pensare che l’Amministrazione stia profondendo un a tale scopo un adeguato impegno, per dare contezza alle pressanti richieste che ci pervengono dai potenziali interessati chiediamo di capire se, ed in quale misura, poter offrire il nostro apporto al buon esito della procedura.
C on l’auspicio, dunque, che le esigenze abitative vengano inserite tra i dossier prioritari nelle politiche di contrasto al disagio del personale, confermiamo la nostra piena disponibilità a partecipare fattivamente, anche con nostre proposte, al tavolo di confronto la cui convocazione, per quanto precede, appare non solo opportuna, ma pure indifferibile ….”