Lavoratori in regime di somministrazione presso gli Uffici Immigrazione e le Prefetture
Scadenza periodo contrattuale — Richiesta di urgente intervento di proroga e/o stabilizzazione
Riportiamo il testo della lettera inviata al Ministro dell’Interno dalla Segreteria Nazionale il 16 novembre u.s.:
“avendo Lei ricoperto durante il suo percorso professionale plurimi prestigiosi incarichi al vertice del Suo attuale Dicastero e di Uffici Territoriali del Governo ha avuto modo di sperimentare direttamente quali e quanti siano le criticità che gravano sulle articolazioni preposte alla gestione delle pratiche concernenti gli stranieri.
Non occorrerà quindi indugiare nell’argomentare come le drammatiche ondate migratorie che stanno caratterizzando lo scenario geopolitico nel corso degli ultimi decenni hanno svolto una costante pressione che ha messo a dura prova la tenuta organizzativa degli Uffici Immigrazione delle Questure e delle corrispondenti articolazioni delle Prefetture.
Della questione i decisori politici si sono sempre occupati con un approccio mirato a mitigare lo strepito mediatico del momento, preferendo inseguire l’emergenza – l’ultima delle quali in ordine di tempo è quella scaturita dall’aggressione militare subita dall’Ucraina – piuttosto che impegnarsi in progettualità di lungo periodo finalizzate ad interventi di natura strutturale.
Noi continuiamo ad interrogarci sulla opportunità di mantenere l’attuale assetto di un sistema in cui si è scelto di attribuire la responsabilità di attività meramente burocratiche, come quelle del rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno, ad un ente istituzionalmente preposto ad assicurare l’ordine e la sicurezza pubblica. Quesito che continuiamo a proporre ad interlocutori politici e rappresentanti degli organi legislativi senza ottenere alcun tipo di risposta che vada oltre interventi che, a livello metodologico, ricordano il calciare il pallone in tribuna per far prendere fiato alla difesa in affanno.
Ci pare che anche il ricorso al lavoro somministrato — ci sia perdonato l’uso di un linguaggio tecnico — che ha iniettato circa 1200 operatori nella filiera amministrativa che presidia il settore dell’immigrazione, possa essere ricondotto al dianzi stigmatizzato schema. Soprattutto perché il provvedimento normativo che ha consentito di adottare questa soluzione emergenziale, ha previsto che tale impiego scadesse a breve termine.
Sempre per non correre il rischio di smentire la prassi che predilige contenere le disutilità gestionali piuttosto che risolverle, c’è stata una provvidenziale proroga — portata dal D.L. n. 21 del 21 marzo 2022 – giustificata dalle subentrate esigenze di regolarizzare la posizione dei profughi ucraini. Proroga che andrà in scadenza il prossimo 31 dicembre.
Non crediamo sia necessario descrivere quale potrebbe essere la devastante ricaduta che subirebbe l’intero apparato nel denegato caso in cui questi contratti non dovessero essere rinnovati.
Sussistono quindi molteplici ordini di ragioni per qualificare come urgente ed indifferibile l’appostamento dei fondi richiesti per approfittare di uno dei prossimi veicoli normativi per prorogare quanto prima il rapporto di somministrazione in essere, auspicabilmente per un periodo non di breve termine. Ma riteniamo che ci siano le condizioni, se non addirittura l’insopprimibile esigenza, di andare oltre ad un mero rinnovo. Questi 1200 lavoratori hanno infatti maturato un’esperienza che a nostro avviso deve essere salvaguardata. Se proprio si vuole mantenere in capo agli uffici periferici della Polizia di Stato — e non di meno delle Prefetture per la parte di spettanza – la competenza burocratico amministrativa in materia di immigrazione, appare allora ineludibile approntare soluzioni in grado di arginare il progressivo dissesto degli organici che nei prossimi anni rischia di travolgere come un’ondata di piena le fragili fondamenta delle Questure e dei Commissariati di P.S.
La stabilizzazione di questi lavoratori interinali rappresenterebbe insomma una ottimale soluzione di compromesso, perché presenterebbe il vantaggio di avere immediatamente a disposizione risorse umane già formate che altrimenti dovrebbero essere sostituite da operatori della Polizia di Stato che, oltre a dover prendere confidenza con inedite mansioni, verrebbero sottratti ad attività operative.
Al contempo si andrebbe a rimuovere una condizione di incertezza e di precariato che, funzionalmente — e, quanto ai lavoratori interessati, moralmente – non ci appare essere compatibile con l’irrinunciabile prestigio di cui deve fregiarsi una amministrazione che ambisce a riconfermare la lusinghiera autorevolezza di cui oggi gode tra i consociati.
Conoscendo la Sua sensibilità sulla materia e l’impegno che profonde per una gestione regolare dei flussi migratori, anche perché tali procedure riducono il ricorso alla clandestinità, restiamo in attesa di un Suo autorevole e risolutivo intervento in merito”.