Si riporta il testo della nota inviata dalla Segreteria Nazionale al Capo della Polizia il 22 settembre 2025:
“se il nostro Paese, nel periodo postbellico, non ha imboccato la via che portava al baratro di un tumultuoso scontro sociale come avvenuto nel buio periodo degli anni di piombo, è anche per il rilevante contributo dato dalla meritoria attività compiuta dagli investigatori della Polizia di Stato. Che per un verso hanno saputo contenere, fino alla definitiva sterilizzazione, la minaccia terroristica domestica, e per l’altro hanno svolto un insostituibile ruolo di sintesi tra le istanze sociali emergenti portate avanti nella stagione delle proteste di piazza, assicurando il pieno esercizio del diritto costituzionale a manifestare pubblicamente, e l’esigenza di garantire il rispetto dell’ordine e della sicurezza pubblica della generalità dei cittadini.
Un successo istituzionale che ha visto la Polizia di Stato passare dall’essere un cuscinetto tra fazioni in lotta, spesso posizionandosi dietro i cancelli delle fabbriche, all’accompagnare i cortei concordandone con gli organizzatori tempi e modi di svolgimento.
Una rivoluzione culturale culminata con l’approvazione della legge di riforma del 1981 che ha visto radicalmente mutare il sentimento popolare e la considerazione per il lavoro delle forze di polizia, che deve molto alla combinazione vincente tra la capacità di mediazione e l’eccellenza investigativa dispiegata, in particolare, dagli operatori che facevano capo all’allora direzione centrale della Polizia di Prevenzione e che al livello territoriale erano inquadrati nelle Digos. Articolazioni che un lungimirante investimento in risorse umane aveva dotato di un solido organico, con emersione di figure professionali in possesso di saperi e competenze di assoluta eccellenza e con capacità di elaborazione di dati ed informazioni che sono alla base della generalità delle ordinanze con le quali i Questori governano l’ordine pubblico a livello locale.
Non è un caso se questo modello viene ancora oggi studiato da molte altre forze di polizia straniere, che guardano con ammirazione agli straordinari risultati conseguiti da un settore nevralgico per la tutela delle fondamenta su cui poggia il sistema di una moderna democrazia, cercando di replicarne gli schemi.
È per questo che crediamo si debba riflettere sul progressivo indebolimento delle potenzialità operative provocato da una progressiva erosione della consistenza delle Digos e della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione provocata dai massivi pensionamenti. Vero è che si tratta di un fenomeno che interessa l’intero apparato dell’Amministrazione. Ma la nostra preoccupazione per questo particolare settore discende dalla constatazione che a lasciare i ruoli attivi sono figure depositarie di esperienze che non possono essere trasmesse senza un adeguato affiancamento. E questo quando si fatica ad assicurare un ricambio anche a causa di misure circa le quali nutriamo più di qualche perplessità.
Facciamo segnatamente riferimento al limite mensile dello straordinario fissato per il personale in forza alla DCPP a 31 ore. Un budget ampiamente insufficiente ad assolvere i delicatissimi compiti assegnati, che tra l’altro risulta essere quasi dimidiato rispetto a quello disposto per altre omologhe Direzioni centrali.
Una disparità di trattamento che si fatica a comprendere, che i colleghi, soprattutto i più giovani, avvertono essere penalizzante, e che alimenta una disaffezione che li orienta verso altri orizzonti professionali.
Un depauperamento che non ci possiamo permettere proprio nel momento in cui il terrorismo sta lanciando a livello globale una tra le sfide più complesse dell’epoca contemporanea, con il proliferare di attacchi e minacce non di rado ordite con la complicità di poteri statali che mirano a destabilizzare lo stato di diritto dei Paesi del blocco occidentale, e che hanno ripercussioni concrete anche nel contesto italiano.
In altre parole, l’unico efficace contrasto alle inedite offensive che il terrorismo propone, diversificando le strategie su plurimi versanti, è intraprendere un percorso di netta discontinuità con logiche di contenimento e risparmio di bilancio fatte di tagli orizzontali alla spesa per rafforzare l’intelligence ed il potenziale di deterrenza al fine di arginare l’altrimenti ineluttabile esposizione a ricadute emergenziali quali quelle che stanno vivendo altri nostri vicini di casa.
Siamo consapevoli che non esistono bacchette magiche per poter ripianare gli organici almeno ad un livello di galleggiamento. E in pari tempo conosciamo gli sforzi profusi dall’attuale esecutivo in questa direzione, i cui effetti si vedranno tra qualche mese con l’assunzione di circa 7000 nuovi Agenti. Ma proprio perché le carenze di personale non possono che essere tamponate con il ricorso al lavoro straordinario, troviamo discutibile anteporre vincoli di bilancio e inappropriate soglie di monte ore all’agenda delle priorità dettata dall’amplificazione delle insidie in grado di provocare un deterioramento della fiducia nelle istituzioni.
Una riflessione, la nostra, che auspichiamo possa essere raccolta e condivisa dall’autorevole destinatario della presente.
Restando in attesa di un cortese riscontro in merito alle problematiche rappresentante, cordialissimi saluti con sensi di elevata stima”.