Roma 14 Febbraio 1987 – Assalto di via Prati di Papa

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Accadde di sabato, a Roma. Era il 14 febbraio del 1987. Il terrorismo era agli sgoccioli, allo smantellamento della sua stagione oscura. Tutti i gruppi di banda armata erano stati sostanzialmente sconfitti ed una stagione angosciante volgeva al termine. Ma non era finita, come si accorsero drammaticamente tutti quella mattina.

L’agguato – Alle 8,45, un’auto del Reparto volanti della Polizia, la ’47’, di scorta ad un furgone postale, percorre via dei Prati di Papa in salita. La strada è stretta e chiusa da un terrapieno a destra e da un muro di recinzione di un cortile sinistra. Alla sua uscita, su via Borghesano Lucchese, viene costretta di traverso dai terroristi. La macchina, non avendo visuale libera, tampona il furgone postale. Solo il tempo di accorgersi di quello che sta succedendo e per i tre agenti a bordo non c’è nulla da fare. Vengono investiti dai proiettili sparati da pistole, mitragliette e fucili a pompa.

L’unità di polizia può solo tentare una reazione: Rolando Lanari e Giuseppe Scravaglieri (di 26 e 23 anni) muoiono nel conflitto a fuoco, mentre Pasquale Parente (29 anni) rimane gravemente ferito. I brigatisti rubano un grande quantitativo di denaro: un miliardo e 150 milioni di lire. L’agguato ha compimento con una ferocia inaudita, simile a quella dell’agguato di Via Fani per il rapimento di Aldo Moro del 1978.

A colpo terminato, prima di far perdere le proprie tracce il gruppo armato spara raffiche di mitragliatrice sugli edifici circostanti per intimidire i residenti ed impedirgli di vedere, e testimoniare, la direzione presa dalle due auto in fuga. Una donna rimane ferita.

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Nella cronaca del giorno seguente, sul quotidiano ‘La Repubblica’, si legge: “Una donna anziana, affacciata alla finestra di un palazzo di via Prati del Papa racconta: ‘Uno dei rapinatori si è avvicinato alla volante, proprio mentre il poliziotto che guidava stava provando a scendere; lui, l’ assassino, gli ha richiuso lo sportello con un calcio, e gli ha sparato addosso una raffica, a bruciapelo: una belva. E’ stato agghiacciante, non lo scorderò più”. Da una visuale ancora più ampia è il racconto di Pietro Agnoletti, un vetraio che abita in un appartamento che s’ affaccia su via Prati del Papa. “Li ho visti sparare come forsennati; non si poteva reagire. Uno dei tre poliziotti, quello seduto sul sedile posteriore (Pasquale Parente) è sceso dalla macchina, era ferito, zoppicava, si premeva le mani sulla pancia; qualcuno da una finestra gli ha indicato un punto dove poteva nascondersi, dietro il muro della rampa di un garage; si è accasciato proprio lì, mentre i terroristi già fuggivano con i sacchi presi dal furgone”.

La rivendicazione – L’assalto viene rivendicato, con una telefonata al quotidiano ‘La Repubblica’, dal Partito Comunista Combattente, affiancato alle Br. Ai due agenti caduti, i cui funerali di Stato si celebrano il 17 febbraio, vennero poi riconosciute le medaglie d’oro al valor civile.

Il capopattuglia Rolando Lanari, 26 anni, era nato a Massa Martana (Perugia). Era in servizio alle volanti da 4 anni. Suo padre morirà pochi mesi dopo il decesso del figlio. L’autista Giuseppe Scravaglieri era nato a Catena Nuova (Enna). Aveva lasciato il paese rurale d’origine per trovare una realizzazione. Aveva passione per il suo mestiere. Dopo cinque anni di servizio dormiva ancora in branda alla Caserma Guido Reni.

A distanza di anni è giusto ricordare. Per rinnovare l’impegno contro la ferocia assassina e destabilizzante contro lo Stato democratico e per aiutare a ritrovare il senso dello Stato a quanti sembrano averlo smarrito.

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