38 anni fà il vile eccidio del Vice Questore Antonino Cassarà e dell’agente Roberto Antiochia

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Esattamente 38 anni fa venivano barbaramente trucidate due delle figure più importanti e di enorme spessore umano che il nostro paese abbia annoverato nella lotta alla mafia: in un agguato composto da nove uomini armati di kalashnikov, che spararono oltre 200 colpi in poco meno di 10 secondi, vennero uccisi a Palermo, il Vice Questore Antonino Cassarà detto Ninni e l’Agente della sua scorta, Roberto Antiochia.

Antonino Cassarà era nato a Palermo il 7 maggio del 1947 e da tutti venne presto definito il braccio destro operativo del giudice Giovanni Falcone. Cassarà, all’epoca vice dirigente della squadra mobile di Palermo, si distinse subito per il suo acume investigativo e per la determinazione con la quale portò avanti il suo lavoro di contrasto alla mafia. Partecipò in quegli anni terribili al lavoro del pool composto da Chinnici, Falcone, Borsellino e Ayala, distinguendosi in inchieste come quella denominata “Pizza Connection” o il famoso “Rapporto dei 162”, documento che svelò per primo l’intero organigramma di cosa nostra. Cassarà viene ammazzato il 6 agosto 1985, nove giorni dopo l’omicidio di un altro dirigente di spicco della Polizia palermitana, il Commissario Giuseppe Montana. In nove giorni, la mafia decise di eliminare due validissimi dirigenti come Cassarà e Montana, i quali, un po’ come Falcone e Borsellino, oltre ad essere profili di enorme spessore professionale, erano soprattutto due persone di immenso valore umano.

In questa triste ricorrenza si ricorda anche la figura di uno dei tre agenti che componevano la scorta del Vice Questore Cassarà, e ci riferiamo a Roberto Antiochia, al quale dedichiamo queste righe per l’incredibile esempio di coraggio e dedizione bruscamente e vilmente troncati in quella orrenda estate del 1985. Antiochia, nato a Terni il 7 giugno 1962, era stato trasferito a Roma dopo alcuni anni trascorsi a Palermo dove aveva lavorato alle dirette dipendenze del Commissario Montana. In quell’estate del 1985, saputo dell’eccidio del suo ex capo, e nonostante fosse in ferie, era volontariamente tornato a Palermo con l’intenzione di aiutare gli ex colleghi della squadra mobile. Nonostante i gravi rischi ai quali andò incontro chiese di fare la scorta al Vice Questore Ninni Cassarà e la prova dell’enorme spessore umano e professionale di Roberto Antiochia la raccontano i fatti di quel triste giorno dell’agguato, perché Antiochia, in quei tremendi secondi, ebbe l’ardire di lanciarsi a fare da scudo al Vice Questore Cassarà in un estremo tentativo di salvargli la vita. Rimarranno entrambi uccisi in quel vile eccidio.

 

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