Decreto Legge n. 105 del 23 luglio 2021 “Misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19 e per l’esercizio in sicurezza di attività sociali ed economiche”.
Accesso alle mense di servizio delle FF.PP. e FF.AA. – Green Pass.
Ill.mo Presidente, Signori Ministri,
consapevoli del momento particolarmente complesso e delicato che il Paese sta vivendo a causa della
pandemia, nonché dell’importanza del rispetto delle misure di contrasto e prevenzione adottate, alle
scriventi OO.SS. corre l’obbligo di segnalare le nostre forti perplessità in ordine ad alcuni
provvedimenti emanati dalle Amministrazioni di Comparto, sul supposto e recente revirement del
Ministero della Salute, circa l’applicazione del green pass anche nelle mense delle Forze di Polizia e
dei Corpi militari.
Nello specifico, la Segreteria del Dipartimento della Pubblica Sicurezza (cfr. atto allegato n. 555/I-
DOC/Area I/C/DIPPS/FUN/CTR/3827-21 in data 14 agosto 2021), ha disposto sulla base di
indicazioni fornite dal Ministero della Salute “[…] con decorrenza immediata […]” che “[…] la
consumazione del pasto all’interno delle mense di servizio dovrà essere consentita solo a coloro che
sono in possesso delle certificazioni verdi Covid-19”.
Anzitutto, la “specificità” dell’atto amministrativo testé citato per estratto, al netto di un mero rinvio
a “indicazioni del Ministero della Salute”, contiene in sé un fumus di contraddizione in termini, poiché
è notorio che le occasioni di contatto, anche prolungato, non siano riscontrabili soltanto nei locali
adibiti a mensa di servizio (nei quali, tra l’altro, mediamente si staziona per 30 minuti circa), ma
soprattutto nei luoghi abituali di lavoro (uffici, automezzi, unità navali, aeromobili, etc.), nelle
camerate, negli alloggi di servizio e, non da ultimo, nei Penitenziari sovraffollati. Difatti, sussiste
una certa sproporzione in un siffatto revirement, additando le mense quali “bersaglio prioritario”,
senza contare che, verosimilmente, quegli stessi locali, per l’utilizzo particolare a cui sono destinati,
sono oggetto di diuturne e reiterate operazioni di igienizzazione e sanificazione (si direbbe, molto più
degli altri ambienti di lavoro o di alloggio).
Oltretutto, richiamando la normativa in titolo, è appena il caso di rimarcare la distonia di trattamento
rispetto a fattispecie consimili. Segnatamente, ci riferiamo ai servizi di ristorazione/bar interni a
hotels o strutture ricettive per i quali, ancorché limitatamente a chi vi alloggi, è escluso il regime
Green Pass (così come lo è, allo stato, per accedere a Chiese, luoghi di culto, oratori).
Orbene, è di tutta evidenza che, rispetto alle mense di servizio di che trattasi, gli hotels e gli annessi
ristoranti e bar, siano certamente più soggetti a frequenti “ricambi di utenza”, cui corrisponde
l’intuitivo ed esponenziale aggravamento del rischio di contagio.
Ben diverso, invece, è ciò che accade nelle mense di servizio in parola, poiché – a differenza dei
“turisti” – vi accedono esclusivamente quegli stessi lavoratori che prestano servizio, magari da
decenni, nella medesima sede.
Nello stesso senso, sentiamo di condividere il cauto ottimismo partecipato, fra gli altri, dal
Commissario all’emergenza straordinaria, sul raggiungimento degli obiettivi della campagna
vaccinale, rimarcando che, in ambito intercompartimentale, le percentuali di personale vaccinato
sembrerebbero notevolmente elevate (attorno al 90%), ragion per cui, interdire le mense di servizio a
una ristretta minoranza appare ancor più stridente.
Inoltre, abbiamo evidenza che negli ambienti di lavoro vengano rispettati scrupolosamente le misure
di contrasto alla diffusione del coronavirus (individuali e collettive), così come è evidente l’alto senso
di responsabilità del personale tutto.
E ancora, è d’uopo richiamare le recenti direttive dei vertici di F.A. o F.P., attagliate alla normativa
vigente che, stando al perentorio testo dell’atto del Dipartimento di P.S. menzionato in premessa,
stanno procedendo anch’esse alla rivisitazioni della normativa interna, adeguandola a quella appena
emanata dal Ministero dell’Interno, creando, tra l’altro, potenziali rischi di confusione interpretativa
e d’applicazione (vedasi, es. problemi di somministrazione alternativa dei pasti, necessità di
consumazione degli eventuali pasti in idonei locali, erogazione ticket restaurant, etc., dovuti anche
alla peculiarità del servizio espletato) o, peggio, forme di discriminazione tra personale vaccinato e
non.
Non va sottaciuto che l’alternativa per la consumazione del pasto, con modalità take way (sacchetto
viveri in pratica), può sostituire in via del tutto eccezionale il pranzo o la cena, ma non può certamente
costituire una modalità abituale per soddisfare il diritto al trattamento vitto.
Complice l’intrinseca complessità della materia e il rapido evolversi dei fatti, peraltro, le scriventi
Organizzazioni sindacali auspicano una costante e sistematica verifica comparativa con la superiore
normativa eurounionale in materia, garantendone il doveroso rispetto.
Pur non entrando nel merito delle scelte di Governo – per le quali, com’è giusto, dovrà assumersi
oneri e responsabilità circa obblighi e esclusioni (se pur fortemente auspicabile, poiché ritenuto dalla
scienza il mezzo prioritario di contrasto, non ci risulta che ci sia una norma che imponga a chicchessia
o agli appartenenti al comparto un obbligo vaccinale) – le scriventi OO. SS. non possono esimersi dal
rivendicare il ruolo di parte sociale, soprattutto in questo frangente e per queste delicate e complesse
tematiche che impattano anche sui diritti fondamentali del personale.
E di questa mattina, infatti, una foto di alcuni colleghi, divenuta virale sui social, che li ritrae seduti
su una scalinata e in piedi, fuori da un locale, mentre consumano il pasto. Purtroppo, è proprio questa
l’immagine distorta degli operatori e del Paese che rischia di rubare la scena rispetto alle tante altre
azioni positive che si compiono ogni giorno.
Signor Presidente del Consiglio, le scriventi OO.SS., ognuna nella propria autonomia giuridica e
rappresentativa, fanno appello alla Sua sensibilità e al Suo elevato buonsenso affinché possa ricercare
quel contemperamento delle esigenze rappresentate con il fine di salvaguardare, prioritariamente, la
salute pubblica, ma anche il diritto e la dignità dei singoli operatori che, come è noto, operano in un
regime di specificità di status e d’impiego, non di rado per far fronte ad esigenze imprevedibili e con
orari certamente non programmabili.
Ritengono, in conclusione, di dover essere costantemente informate e preventivamente consultate per
condividere, rappresentare e confrontarsi su tutte le scelte che riguardino il personale rappresentato,
allo scopo di fornire ogni valido ausilio e costruttiva collaborazione, nonché per poter esercitare le
loro prerogative sindacali.
In attesa di un intervento risolutivo della problematica, porgono deferenti saluti.
Roma 16 agosto 2021
SIULP (F. Romano)
SIAP (G. Tiani)
FNS CISL (M. Vespia)
SINAFI (E. Taverna)
SIAMO ESERCITO (D. Delcuratolo)