A partire dal 1° gennaio 2026 i dipendenti statali e i pensionati che vantano un reddito mensile superiore ai 2.500 euro e hanno debiti fiscali oltre i 5.000 euro saranno soggetti a un nuovo sistema di recupero crediti. La legge di Bilancio 2025 per rafforzare la lotta all’evasione ha previsto la possibilità per la Pubblica Amministrazione di bloccare una parte dello stipendio o della pensione fino al saldo dell’importo dovuto al fisco. Finora, l’art. 48 bis delle disp. risc. imp. redditi consentiva, alla Pubblica Amministrazione, di sospendere i pagamenti dovuti alle imprese debitrici verso l’Erario per importi superiori a 5.000 euro. Con l’introduzione del nuovo comma 1-bis, questa possibilità viene estesa anche ai lavoratori e ai pensionati della PA. In sostanza, ogni volta che lo Stato o un ente pubblico erogherà uno stipendio, una pensione o altre indennità, verrà effettuata una verifica. Se, all’esito, il beneficiario risulta inadempiente nei confronti del Fisco e supera le soglie fissate dalla legge, scatterà il blocco automatico.
Non tutti i lavoratori pubblici saranno coinvolti. La misura riguarda esclusivamente:
- chi percepisce un reddito da lavoro dipendente o da pensione superiore a 2.500 euro al mese;
- chi ha un debito fiscale complessivo oltre i 5.000 euro derivante da cartelle esattoriali, multe o altre pendenze con l’Erario.
Restano, dunque, esclusi coloro che guadagnano meno della soglia minima. Va inoltre sottolineato che il blocco non riguarda solo la busta paga ordinaria, ma anche eventuali indennità legate al rapporto di lavoro, comprese quelle erogate in caso di licenziamento.