Aggiornati i coefficienti di trasformazione per il calcolo delle pensioni dal 1° gennaio 2023

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È stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il decreto 1° dicembre 2022 del Ministero del Lavoro che aggiorna i coefficienti di trasformazione dei montanti contributivi per il biennio 2023-2024, applicabili ai lavoratori che andranno in pensione dal 1° gennaio 2023.

Si tratta del sesto aggiornamento dall’introduzione del sistema contributivo con la Riforma Dini del 1995 (la prima revisione è avvenuta nel 2010, poi nel 2013, nel 2016, nel 2019 e nel 2021) ed avrà effetto per quei lavoratori iscritti alle gestioni INPS (sono escluse le casse professionali) la cui decorrenza della pensione (diretta, di invalidità o ai superstiti) è compresa tra il 1° gennaio 2023 ed il 31 dicembre 2024.

Chi va in pensione più tardi di solito percepisce di più anche se, a parità di età e contributi. Negli ultimi anni, tuttavia, era accaduto il contrario proprio a causa del decremento dei coefficienti in argomento.
Di norma, l’uscita anticipata dal mondo del lavoro incide sull’assegno previdenziale per i due fattori, che entrano in gioco nel calcolo della pensione:

  • il numero (minore o maggiore) di contributi versati;
  • i coefficienti di trasformazione (parametri percentuali applicati ai contributi versati).

Ad un’età maggiore corrisponde un coefficiente più elevato, facendo però riferimento a quelli applicati in base agli aggiornamenti ISTAT sulle aspettative di vita, che possono ridurre la percentuale (e quindi l’assegno), anche a parità di età di uscita e di contributi versati.

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I coefficienti di trasformazione si applicano al proprio montante contributivo e variano in base all’età anagrafica che si ha nel momento in cui si va in pensione. Vengono aggiornati periodicamente, tenendo conto dell’adeguamento alle speranze di vita.

Ad esempio, a causa dei coefficienti applicati, chi va in pensione nel 2022 avrà un assegno previdenziale più basso di quello percepito da chi ha lasciato il mondo del lavoro nel triennio 2016-2018, anche a parità di carriera, contribuzione ed età.

A partire dal 1° gennaio 2023, i nuovi coefficienti recepiscono la variazione della speranza di vita ISTAT registrata nell’ultimo biennio e, per la prima volta, chi uscirà dal mondo lavorativo nel prossimo biennio avrà un aumento della quota contributiva della pensione compreso tra il 2 ed il 3% al netto degli altri fattori. Ad esempio, un montante contributivo di 300mila euro al 31.12.2022 vale in pensione 14.310 euro all’età di 62 anni; dal 1° gennaio 2023 il medesimo montante vale 14.646 euro, cioè 336 euro di rendita annua in più. Con il crescere dell’età aumentano i rendimenti: a 64 anni la differenza positiva è di 372 euro annui, a 67 anni raggiunge i 444 euro e tocca i 540 euro a 70 anni.

È opportuno ribadire che la novità non interessa chi è andato in pensione entro il 31.12.2022.
Ecco di seguito i nuovi coefficienti di trasformazione per il calcolo della pensione, così come stabiliti dall’ultimo decreto del Ministero del Lavoro.

Età di pensionamento
Coefficienti
57 4,27%
58 4,38%
59 4,49%
60 4,62%
61 4,74%
62 4,88%
63 5,03%
64 5,18%
65 5,35%
66 5,53%
67 5,72%
68 5,93%
69 6,15%
70 6,40%
71 6,66%

 

L’effetto dei coefficienti di trasformazione si fa sentire esclusivamente sulle quote di pensione il cui calcolo è basato sul sistema contributivo.

Per calcolare quanto si prenderà di pensione lorda mensile, bisogna:

  • calcolare il montante contributivo complessivo;
  • moltiplicare il montante individuale per il coefficiente di trasformazione legato all’età anagrafica in cui si esce;
  • dividere tale pensione lorda annua per 13 mensilità.

Un altro elemento da considerare quando si stima l’importo della pensione futura è che il coefficiente di trasformazione viene inoltre calcolato anche in base alle frazioni di mese, con riferimento al momento di decorrenza della pensione. In pratica al proprio coefficiente di trasformazione bisogna aggiungere tanti dodicesimi quanti sono i mesi che intercorrono tra il proprio compleanno e il mese in cui si andrà in pensione. I dodicesimi si calcolano come la differenza fra il coefficiente di trasformazione dell’età già compiuta e quello successivo.

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