Permesso di 6 mesi per 14.500 tunisini

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    Ultimo aggiornamento 08/07/2013

    Riportiamo l’articolo di Marco Ludovico de Il sole 24 ore

     

    Arriva con un decreto del presidente del Consiglio il permesso di soggiorno per motivi umanitari. Il testo dovrebbe essere approvato oggi dal Consiglio dei ministri e sarĂ  destinato a tutti gli immigrati – in stragrande maggioranza tunisini – presenti nelle tendopoli e negli altri «Cie (centri di identificazione ed espulsione) temporanei» sorti in questi giorni. Il documento per circolare liberamente sul territorio nazionale durerĂ  sei mesi per l’Italia, di cui tre anche per gli altri Stati dell’area Schengen. Al momento i possibili beneficiari sono 14.500, cioè le presenze stimate dal Viminale nei vari centri.

     

    Non si puĂ² escludere che il permesso sarĂ  concesso anche agli altri migranti in arrivo. Nella scelta italiana gli aspetti indefiniti, incerti e fonte di contrasto internazionale sono perĂ² parecchi. Intanto, l’accesso ai confini è consentito in base agli accordi con i singoli Stati. Se, insomma, la Francia è preoccupata – si veda l’articolo a fianco – anche perchĂ© è la principale destinazione d’arrivo dei tunisini, è anche vero che il solo permesso di soggiorno umanitario non è sufficiente per andare nello stato transalpino se sono richiesti altri documenti (il passaporto, per esempio).

    Così Maroni, ieri, ha fatto intendere nel confronto con le regioni che vuole avere la copertura dell’Unione europea per suggellare l’operazione. La procedura diventa così piĂ¹ complicata della decisione del singolo Stato, ma consentirebbe di ridurre al minimo i conflitti tra nazioni e potrebbe avviare finalmente quel coinvolgimento europeo chiesto finora invano. Maroni chiederĂ  l’applicazione della direttiva 55 del 2001, per la protezione dei rifugiati in fuga dalle zone di guerra.

     

    La richiesta italiana dovrebbe essere formalizzata il prossimo 11 aprile a Bruxelles, durante il consiglio dei Ministri dell’Interno dell’Unione europea. Osserva perĂ² Mario Staderini (Radicali): Â«Ăˆ quantomeno contraddittorio che il governo italiano chieda l’applicazione della direttiva n. 55 quando non ha ancora recepito l’altra importante direttiva dell’Unione europea, che sancisce un percorso molto piĂ¹ graduato della Bossi Fini sui rimpatri degli immigrati clandestini». Di certo i rimpatri dei tunisini, per ora, sono sospesi, in attesa di verificare le certezze sull’accordo tra il Governo italiano e quello di Tunisi.

    Sul fronte dell’emergenza umanitaria e del rilascio del permesso di soggiorno – che sarĂ  consegnato in formato elettronico, secondo le norme Ue – va considerato poi il fronte dei costi. Stime definitive ieri non erano ancora state fatte – la voce degli oneri nel Dpcm era ancora in bianco – ma è indubbio che l’assistenza umanitaria prevede oneri protratti nel tempo. Di sicuro si puĂ² ipotizzare che ogni migrante in un Cie costa circa 40 euro al giorno: un mese di permanenza dei 14.500 migranti, dunque, costa 17,4 milioni di euro. Fondi, peraltro, che l’anno scorso non potevano essere stati stanziati per il 2011, non potendo prevedersi un maxi-esodo di questa portata. Non solo: il Viminale deve trovare altri fondi per i Cie ordinari perchĂ© nel 2010 – azzerati di fatto gli sbarchi a Lampedusa – la presenza nei centri si era quasi dimezzata: le risorse previste per quest’anno sono dunque ridotte mentre ora i centri sono stracolmi e bisognerĂ  trovare i fondi integrativi per sostenere le spese.

     

    C’è poi la questione delle forze dell’ordine impegnate: a rotazione, finora, per l’emergenza umanitaria sono state oltre 2.200 unitĂ  al giorno. Tanto che ieri si è svolto un incontro al Dipartimento di pubblica sicurezza con i sindacati per definire nuove modalitĂ  organizzative. «Vogliamo sapere – dice Claudio Giardullo (Silp-Cgil) – se il governo intende prevedere risorse specifiche per l’emergenza. I costi dell’operazione non devono essere scaricati sulla gestione ordinaria della sicurezza per non creare contraccolpi gravissimi». Sottolinea Felice Romano (Siulp): «Ci sono poliziotti che hanno lavorato per dieci giorni consecutivi, con senso assoluto di responsabilitĂ . Adesso, perĂ², diventa urgente l’assunzione di unitĂ  aggiuntive, almeno 2mila persone. Altrimenti rischiamo di toglierle ai servizi essenziali sul territorio».

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