Rivalutazione delle pensioni dal 1° gennaio 2022

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Ultimo aggiornamento 17/12/2021

Dal primo gennaio 2022, le pensioni subiranno un aumento dovuto all’applicazione di una rivalutazione per l’adeguamento al nuovo tasso di inflazione.

Si tratta dell’applicazione del meccanismo automatico (perequazione) normativamente previsto a fronte dell’aumento dei prezzi e volto a tutelare il potere d’acquisto delle pensioni dirette (di vecchiaia, anticipata…) e indirette (ai superstiti).

L’effetto dovrebbe essere contenuto tra un minimo di 13 euro netti mensili (per una pensione lorda di mille euro) a 38 euro per chi ha una pensione di 4mila euro lordi.

I pensionati che oggi prendono una pensione di importo mensile fino a 2.062 euro lordi (ossia fino a quattro volte il minimo) si ritroveranno la rivalutazione massima del 100%, per un aumento di pensione di circa 34 euro in più nel cedolino pensione di gennaio 2021.

Anche gli assegni pensionistici di importo superiore subiranno un lieve incremento per adeguarsi all’aumento del costo della vita, con una proporzione che andrà dal 90% al 75%.
L’incremento medio è di circa 40 euro al mese per le pensioni lorde fino a 2500 euro al mese.
Nello specifico:

  • le pensioni mensili con importi compresi tra 2.062 e 2.577 euro (tra quattro e cinque volte il minimo) avranno una rivalutazione effettiva pari all’1,53%;
  • le pensioni mensili con importo attuale oltre i 2.578 euro (oltre cinque volte il minimo) avranno una rivalutazione effettiva pari all’1,275%.

La rivalutazione si applica ogni anno dal 1° gennaio in via provvisoria, in base al tasso d’inflazione dell’anno precedente, quando questo è positivo e in via definitiva a novembre in base al tasso ufficiale comunicato con decreto del MEF ed eventuale successivo conguaglio. Dal 2022, inoltre, si applica un sistema di quote

È previsto anche, dal 2022, un innalzamento del trattamento minimo di pensione che passa da 515,58 a 524,34 euro e dell’assegno sociale che passa da 460,28 a 468,10 euro mensili.
Infine, la Legge di Bilancio interverrà anche sulla tassazione IRPEF dei pensionati giacché il ventilato taglio delle tasse riguarderà anche chi è già in pensione, con un alleggerimento dell’imposizione fiscale (in base allo scaglione di reddito), ed un allargamento della no tax area (ossia la soglia minima di reddito, sotto la quale non si paga IRPEF).

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