Romano: Legge 121/1981 Riforma del sistema sicurezza del nostro Paese

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POLIZIA: ROMANO (SIULP), riforma ha smilitarizzato funzione di polizia da forza oppressiva a servizio per i cittadini divenendo modello e esempio per altri Paesi.

In occasione del quarantennale della Legge 121/1981 che ha portato alla riforma del sistema sicurezza del nostro Paese e soprattutto alla smilitarizzazione della funzione di polizia, prima ancora che dei suoi appartenenti, in qualità di chi ha la massima responsabilità del primo Sindacato di Polizia e dell’intero Comparto Sicurezza, unico legittimo erede del Movimento per la smilitarizzazione e la sindacalizzazione del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza, esprimo infinita riconoscenza e gratitudine ai Colleghi che diedero vita al Movimento, a CISL, CGIL e UIL che aiutarono a far nascere e a far muovere i primi passi al Movimento e al neonato Sindacato, ai Partiti che sostennero le ragioni e la portata politica di quella riforma che ancora oggi a 40 anni dal suo varo è attuale ed efficace, e al Parlamento di allora che seppe cogliere la necessità e l’urgenza di approvare quella riforma per traghettare il Paese fuori dalle paludi della ferocia della criminalità organizzata e del terrorismo.

Il passaggio a Forza di polizia ad ordinamento civile, attraverso un iter normativo complesso, ha rappresentato una vera e propria rivoluzione culturale che oltre a divenire patrimonio condiviso del nostro vivere civile, ha dimostrato senza alcun indugio che l’efficienza non era solo militarità. Giacché lo straordinario processo riformatore ha dimostrato che solo la consapevolezza dei suoi appartenenti, l’essere al servizio dei cittadini tra i cittadini e non dei pochi come avveniva sino a quell’anno, era l’unica strada per abbattere le separazioni con la società civile e con essa rinsaldare un nuovo patto sociale per garantire la sicurezza nella libertà della fruizione dei diritti di cittadinanza che la nostra Carta costituzionale prevede.

Un processo culturale straordinario che ha portato la Polizia di Stato ad essere un esempio per tutti i Paesi del mondo attraverso il nuovo e pluralista modello di cui si era dotato con l’architettura statuita nella legge di riforma. Una scommessa che, attraverso il sindacato, si è basata sulla partecipazione diretta dei poliziotti alle politiche e alle strategie del nuovo modo di fare sicurezza, nell’accezione più ampia del termine, poiché oltre a coinvolgere direttamente i cittadini – che da meri fruitori si sono visti proiettare da protagonisti nel produrre la sicurezza – ha fatto del pluralismo delle varie Forze presenti, sino a quel momento spesso in contrapposizione tra loro, il volano attraverso il quale, grazie al coordinamento, ricondurre in un’unica azione unitaria, osmotica e sinergica l’intera azione dello Stato.

Un’innovazione che ha consentito, sotto la direzione unica dell’Autorità nazionale di P.S., il Ministro dell’Interno che si avvale del Capo della Polizia – Direttore Generale della P.S. per l’attuazione delle proprie direttive per il mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica, di trasformare il concetto stesso di sicurezza e di affermare, in modo indissolubile che nel nostro Paese, come in ogni democrazia avanzata, sicurezza e libertà sono due facce della stessa medaglia e che essa rappresenta il faro che guida l’agire del nuovo modello di sicurezza disegnato con la riforma.

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È quanto afferma in una nota Felice ROMANO, Segretario Generale del SIULP nel commentare il quarantennale della riforma della Polizia di Stato e della nascita ufficiale del SIULP.

Le parole d’ordine del SIULP, coniate insieme al Sindacato confederale per una piena integrazione del poliziotto nella società, quali essere al servizio del cittadino, insieme ai cittadini, rispetto dei diritti e formazione, perché solo con la formazione si poteva avere un apparato all’altezza delle nuove e più complesse sfide che ci avrebbero atteso in riferimento ai cambiamenti epocali che si cominciavano a delineare, hanno trovato applicazione grazie all’incessante opera del Sindacato e alla illuminata visione di alcuni Capi della polizia.

Oggi, sottolinea Romano, a quaranta anni da quel varo, grazie all’instancabile nostra azione, per ultima dispiegata nella riforma iniziata quattro anni fa, abbiamo disegnato una Polizia più autorevole, come confermano i sondaggi annuali, più professionale, introducendo e innalzando i titoli di studio che consentono di accedere ai vari ruoli, più preparata e aggiornata per affrontare le nuove e complesse insidie che la nuova geopolitica comporta attraverso fenomeni quali la globalizzazione, l’avvento di complessi strumenti tecnologici o per i nuovi modi di comunicare come internet, giacché è stato avviato un processo inarrestabile di formazione del “professionista della sicurezza” che è lontano anni luce dalle caratteristiche e requisiti che venivano chiesti sino a quell’anno ai poliziotti.

Esperienza, competenza, altamente ricercata in alcuni ambiti, e pluralismo di competenze, convogliate all’unisono grazie al coordinamento demandato all’Autorità di P.S., sono oggi realtà incontrovertibili che accompagnano un know-how che rendono quella scommessa del 1981 un patrimonio inestimabile e modello esemplare e da imitare per chiunque ci osservi.

Un modello che ha consentito di trasformare il concetto stesso di sicurezza che in questi anni è mutata da mera difesa dell’ordine pubblico e utilizzo della forza per sconfiggere la violenza e la criminalità ad habitus mentale e comportamentale del sereno e quieto vivere civile.

Un assunto, quest’ultimo, che ha portato all’affermazione e al consolidamento di un nuovo modello di sicurezza partecipata, preparata e disposta sempre al dialogo con la società civile, pronto a rispondere alle nuove sfide che il mondo globalizzato ci impone, ma sempre garante della fruizione dei diritti di cittadinanza che ogni democrazia deve garantire ai propri cittadini.

Un lavoro che ha indotto l’intera comunità europea, come sostenuto da anni dal SIULP e ribadito dal Presidente Draghi nel suo discorso di insediamento, a considerare la sicurezza non più un costo del sistema immunitario per la nostra società, ma una precondizione per il sereno e ordinato vivere civile oltre che per lo sviluppo economico, sociale, politico e per la piena integrazione nei territori.

Molto è stato fatto anche sul piano della pari dignità e delle pari opportunità per le donne che, insieme alle figure degli Ispettori e dei tecnici, hanno rappresentato uno dei pilastri della filosofia che ha caratterizzato la riforma, sebbene persistono ancora alcune sacche di resistenza e di revanscismo che vanno corrette.

Ancora oggi, conclude Romano, purtroppo assistiamo a casi dove si rinnega il ruolo del sindacato o a grandi realtà nel sud dove la tutela della famiglia è considerata ancora un ostacolo all’esercizio della professione o dei percorsi di carriera, dove le mamme che adottano i figli sono penalizzate per queste scelte. Ma su questo confidiamo che il nuovo Capo della Polizia Lamberto Giannini, come peraltro già aveva avviato il Prefetto Gabrielli, continui l’azione di individuazione e censura di questi comportamenti che rappresentano le ultime reminiscenze del peggiore militarismo. Giacché non solo non possono avere cittadinanza nella nuova Polizia di Stato, perché spesso ne offuscano il prestigio, l’attendibilità e persino l’autorevolezza.

Roma, 1° aprile 2021

PDF Comunicato quarantennale riforma

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