Ripristino strutturale e delle attività del CAPS di Cesena

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Ripristino strutturale e delle attività del CAPS di Cesena – Esigenza di un immediato intervento finalizzato al raggiungimento di condizioni lavorative e di vivibilità dignitose

Riportiamo il testo della lettera scritta al Capo della Polizia il 4 agosto 2023 dalla Segreteria Nazionale:

“… conoscendo la sensibilità da Lei sempre dimostrata verso le tematiche del benessere del personale, di cui abbiamo avuto modo di discutere anche in un recente incontro, svoltosi in una cornice di gradevole cordialità, ritengo opportuno portare alla Sua attenzione le ricadute sulla quotidianità lavorativa provocate dall’evento alluvionale che ha colpito duramente i comuni dell’area romagnola, e segnatamente quelli delle province di Forlì e Ravenna. Lasciando pesanti strascichi anche sulle infrastrutture e sulla logistica della Polizia di Stato, e provocando purtroppo incalcolabili danni anche a decine di famiglie di nostri colleghi che stanno, con non poca fatica, cercando di risollevarsi dalle infauste sorti patite.

Ribadita la nostra piena ed incondizionata solidarietà nei loro confronti, ci preoccupa adesso, e per molteplici ordini di ragioni, l’andamento del ripristino della funzionalità del CAPS di Cesena, struttura da sempre punto di riferimento della formazione specialistica del personale che, negli ultimi anni, grazie alla significativa capacità ricettiva, ha offerto un contributo determinante per la formazione di migliaia di Allievi Agenti.

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Come noto il parziale sacrificio della naturale vocazione specialistica dell’istituto in parola si è reso necessario alla luce delle sciagurate scelte politiche che, alcuni lustri addietro, hanno ritenuto di dover sacrificare sull’altare della famigerata spending review anche una buona parte delle scuole della Polizia di Stato. A nulla sono valse le nostre invocazioni e gli ammonimenti con i quali, proiettando la prospettiva dell’osservazione appena al di là della punta del naso oltre cui la politica non ha scientemente inteso guardare, denunciavamo come il prezzo da pagare per questa dissennata opzione ci sarebbe stato presentato a distanza di qualche anno. Non siamo certo entusiasti della conferma di quelle che, lungi dal poter essere qualificate come profezie, erano elementari analisi che traevano spunto e fondamento dalla constatazione del rovesciamento della piramide generazionale dei ruoli della nostra Amministrazione.

Non era insomma difficile prevedere che in mancanza di un adeguato apparato formativo sarebbe stato impossibile assicurare il turn over delle decine di migliaia di operatori che a partire del 2020, nel breve volgere di un decennio avrebbero varcato la soglia del limite anagrafico ordinamentale.

Non pare quindi occorra profondere un particolare sforzo argomentativo per convincere l’Autorevole destinatario della presente dell’esigenza di investire ogni utile risorsa per rimediare alla iattura che ha reso temporaneamente inservibile l’istituto cesenate. Detto ciò, saremmo intellettualmente scorretti se negassimo che i lavori di risanamento, avviati con encomiabile solerzia, consentono di formulare ottimistiche prognosi circa la ripresa delle attività, e non possiamo omettere un sentito plauso alla decisione di sostenere i colleghi che hanno subito i danni diretti del disastroso evento alluvionale con contributi del Fondo di Assistenza.

Il nostro ruolo ci impone però, al contempo, di rappresentare l’estremo disagio che nelle more del graduale ripristino grava sul personale rimasto a presidiare la struttura del CAPS. Struttura che continua infatti, nonostante tutto, a gestire con modalità da remoto corsi di formazione. Ci sono, tra le altre, almeno due criticità che a nostro modo di vedere richiedono un immediato intervento.

La prima delle quali è la fornitura del vitto. Superata la fase emergenziale, durante la quale i disservizi erano scontati ed inevitabili, occorre ora un cambio di passo. Essendo andata distrutta la mensa è stato infatti organizzato dal gestore un servizio sostitutivo. Se è vero che, dato il contesto emergenziale e le priorità da ciò derivanti, non ce la siamo sentita di evidenziare gli iniziali disagi, il tempo intercorso non giustifica più l’inadeguatezza e la scadente qualità del servizio fornito. Senza entrare nel dettaglio basti qui osservare come, nonostante l’ampio preavviso della proposta giornaliera inviata alla ditta appaltatrice, si registrino quotidianamente problemi soprattutto per quel personale che si trova costretto a svolgere servizi imprevisti.

Non essendo approdate ad alcun esito le ripetute segnalazioni informali, non vediamo alternative a sospendere l’appalto in essere fino alla riapertura della mensa, facendo ricorso nel frattempo a eventuali convenzioni esterne ovvero erogando il buono pasto sostitutivo, perché nei fatti già oggi quasi tutti gli interessati si sono rassegnati ad arrangiarsi portandosi vivande da casa o avvalendosi del food delivery.

Una soluzione diversa va ricercata, ed applicata con ogni consentita urgenza, anche per il personale impiegato nella vigilanza alla struttura. I vani presso cui insisteva il presidio del Corpo di Guardia sono stati i primi ad essere interessati dalla furia della colata di fango, e sono quindi inservibili. Durante il giorno gli operatori di giornata devono per l’effetto permanere in prossimità dell’ingresso senza alcun riparo e, oltre a dover sopportare l’aggressione di vere e proprie nuvole di zanzare ed insetti vari proliferati proprio a causa della sedimentazione del fango, devono movimentare manualmente – e con non poco sforzo dato il peso – i cancelli carrai.

Lavorano insomma in condizioni che, data anche l’iperbole raggiunta dalle temperature in questo periodo, possono tranquillamente essere qualificate come proibitive. Approntare quindi una soluzione provvisoria con un container attrezzato almeno con un impianto di condizionamento che consenta un minimo di ristoro non ci sembra una richiesta irragionevole, soprattutto in un momento in cui altre categorie di lavoratori, che pure possono indossare indumenti meno coprenti, si vedono riconoscere la cassa integrazione nelle ore più calde della giornata. E, in pari tempo, fatichiamo a credere che non si riescano a trovare risorse per rimettere in funzione l’impianto che governa la movimentazione dei cancelli carrai.

Per questo, confermando il nostro apprezzamento per quanto sinora è stato fatto, nello spirito costruttivo che da sempre ci caratterizza ci sentiamo in dovere di insistere per stimolare un intervento risolutivo, ed in tempi brevi, per sanare quelle che, abbiamo ragione di credere, siano le condivisibili doglianze dei nostri colleghi che abbiamo qui rappresentato.

Confidando nella Sua consueta sensibilità nell’ascolto delle istanze proposte dalla scrivente Segreteria Nazionale, ed avendo avuto modo di apprezzare il pragmatismo con cui ha, pur nel breve periodo intercorso dal Suo insediamento, dimostrato di comprendere la necessità di adeguare i tempi di intervento dell’Amministrazione alle esigenze dell’apparato, auspichiamo che saprà tradurre in concreti riscontri anche questa nostra segnalazione…”.

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