Concorsi interni, turn over e funzionalità del sistema – Il progetto del Siulp

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Concorsi interni, turn over e funzionalità del sistema (Ninium altercando veritas amittitur)
ovvero Il progetto del Siulp

Nell’ultimo periodo siamo stati oggetto di schernimenti e offese varie per il sol fatto che stavano lavorando alla ricerca di una soluzione che desse positive risposte alle legittime aspettative dei colleghi che avevano partecipato ai concorsi interni per poter raggiungere il ruolo superiore. Un particolare accanimento, giunto sino ad invocare la chiusura immediata delle procedure alle restrittive condizioni previste sic et simpliciter dal bando.

Il SIULP in questi mesi, a dire il vero dalla chiusura dell’ultimo intervento correttivo al riordino, ha ragionato in termini di “intervento di sistema” a tutela della funzionalità del sistema polizia e per rispondere positivamente alle legittime aspirazioni dei Colleghi. A partire dai Sostituti Commissari idonei non vincitori del concorso per vice Commissario, sino a quelli interessati all’accesso al concorso per 1141 posti per vice Ispettore. Oggi, dopo un confronto con i vertici del Dipartimento, riteniamo di poter riassumere il percorso fatto e da dove siamo partiti, ritenendoci positivamente ottimisti su una soluzione che possa andare nella direzione dal SIULP auspicata.

Parecchi anni addietro, analizzando la curva demografica della forza attiva nei vari ruoli della Polizia di Stato, il Siulp aveva individuato tre fronti di criticità che, in assenza di opportuni interventi ordinamentali, e di corrispondenti appostamenti di risorse, avrebbero provocato una irrecuperabile implosione della potenzialità operativa dell’apparato. Alla continua riduzione della consistenza del ruolo di base si accompagnava infatti una drammatica riduzione dei ruoli intermedi dei Sovrintendenti e degli Ispettori.

Il blocco del turn over in entrata, ascrivibile alla cecità del decisore politico, era infatti andato in risonanza con la stasi delle procedure concorsuali per la progressione di carriera, imputabile a politiche gestionali scientemente adottate dall’Amministrazione, da noi puntualmente avversate.
Ecco perché, anche dovendo contrastare le quotidiane tempeste scatenate da parte di chi, pur stando dalla stessa parte della barricata, non aveva evidentemente la nostra stessa sensibilità – o, probabilmente, perseguiva interessi avulsi da quelli del personale – abbiamo rivendicato, e con non pochi sforzi ottenuto, il Riordino che poneva le premesse per rimettere in pristino l’ammalorato assetto del personale.

Gli effetti che avrebbe dovuto realizzare quello straordinario risultato, con avanzamenti economici e/o di carriera di cui hanno beneficiato tutti, non sono stati però capitalizzati appieno. Le cause sono molteplici, e così pure i livelli delle responsabilità.

Di certo ad essere maggiormente penalizzato è stato il Ruolo degli Ispettori, che sconta da un lato la lentezza delle procedure concorsuali, dovuta a difficoltà sistematiche che potrebbero sicuramente essere attenuate – pensiamo ad esempio alla più volte sollecitata informatizzazione delle schede matricolari ed alle incomprensibili discontinuità nei criteri di valutazione dei titoli – e dall’altro l’irragionevole riserva del 50% dei posti disponibili destinati ai concorsi pubblici.

E questo quando, tra le decine di migliaia di operatori di prossima collocazione in quiescenza per raggiunti limiti di età, una consistente parte interesserà dipendenti che rivestono le qualifiche apicali del Ruolo degli Ispettori. Ruolo che, così stando le cose, nonostante le quasi 10.000 nuove immissioni degli ultimi 5 anni che discendono dall’applicazione delle novità introdotte dal Riordino, è destinato a scendere, nel giro di pochi mesi, al di sotto della metà dell’organico previsto.

In una proiezione di breve periodo la situazione non potrà che peggiorare. Così la funzionalità dell’apparato sarà definitivamente compromessa, posto che verranno a mancare figure che svolgono l’insostituibile cerniera nella filiera gestionale e che, tra l’altro, sono sempre state individuate come punti di riferimento che hanno assicurato alle nuove generazioni la trasmissione di saperi professionali acquisiti in decenni di esperienza.

Ecco perché abbiamo dedicato gli ultimi anni a cercare di rimuovere l’indifferenza che caratterizzava l’approccio dell’Amministrazione sul tema in questione. E dopo aver a lungo insistito sull’urgenza di approntare strumenti straordinari per superare la fase emergenziale della pandemia, ne abbiamo fatto un argomento centrale della nostra recente fase congressuale.

Tutti gli interlocutori istituzionali intervenuti nei congressi territoriali e nelle giornate del congresso nazionale, ivi compresi quelli di vertice del Dipartimento della P.S., hanno riconosciuto la fondatezza delle nostre preoccupazioni, assumendo consapevolezza dell’indifferibile necessità di invertire la rotta verso quella che sarebbe una devastante deriva.

L’insediamento del nuovo Governo, e le prime dichiarazioni del Primo Ministro, sono ulteriori elementi che ci inducono a nutrire un misurato ottimismo rispetto all’accoglimento delle nostre proposte. Perché se è vero che non si può avanzare la pretesa di ottenere a stretto giro mirati interventi legislativi, è in pari tempo vero che alcune risposte in grado di tamponare nell’immediato la paventata emorragia di ispettori non necessitano di soluzioni esterne.

Tra le varie, la più impellente tra le misure che possono essere adottate riguarda il concorso interno per 1141 posti da Vice Ispettore, in attesa dell’avvio delle prove orali, il cui bando è stato pubblicato il 31 dicembre del 2020. Dunque in piena fase pandemica ed in vigenza delle peculiari disposizioni finalizzate a semplificare l’intera attività della pubblica amministrazione.

Una legislazione emergenziale grazie alla quale è stato possibile, anche per la Polizia di Stato, svolgere numerose procedure concorsuali con eccezionali deroghe, e che a nostro sommesso avviso può e financo deve essere applicata anche al concorso in narrativa, indetto per l’appunto sotto la vigenza della normativa eccezionale imposta dalla pandemia e che per l’effetto, in ossequio al principio tempus regit actum, non può che essere regolato alla stregua delle straordinarie disposizioni al tempo in vigore.
Del resto il ritardo nello svolgimento delle prove scritte, e lo slittamento conseguente di tutto il seguito del concorso, è stato per l’appunto causato dalle restrizioni sanitarie che contingentavano la mobilità ed imponevano severi limiti per il rispetto del distanziamento interpersonale. Constatazioni che ci hanno indotto ad avversare la tesi sostenuta dal Dipartimento della P.S. secondo cui difetterebbe un ancoraggio giuridico per dar corso ad eventuali semplificazioni procedurali. Pretendere di suddividere la procedura concorsuale in più segmenti che dovrebbero essere disciplinati da differenti presidi legislativi non sarebbe in alcun modo plausibile.

È esattamente in questi termini che già ci eravamo espressi nella nota del 5 agosto 2022, che ha fatto seguito a numerose altre precedenti del medesimo tenore, indirizzata al Prefetto Lamberto GIANNINI, Capo della Polizia Direttore Generale della P.S. Gli stessi argomenti che, in adesione ad un opportuno riserbo, abbiamo continuato a coltivare nella febbrile interlocuzione intercorsa in queste settimane, tuttora in fase di evoluzione.

Abbiamo infatti, anche in questi giorni, insistito nell’invocare semplificazioni alla procedura che non andrebbero affatto a snaturare il percorso selettivo, e consentirebbero una valutazione dei candidati attraverso forme alleggerite delle prove orali. La nostra richiesta è stata in buona sostanza quella di mutuare quanto si era fatto per le prove orali del precedente concorso per 263 posti da Vice Ispettore, riducendo quindi le materie delle prove orali ovvero, laddove questa ipotesi non trovasse accoglimento, quantomeno introducendo definite batterie di domande.

Non abbiamo quindi parlato di nulla di nuovo, posto che secondo la prassi corrente vengono predisposti una serie di quesiti estratti e proposti a rotazione ai candidati che si succedono. Si tratterebbe di null’altro che rendere pubblici questi quesiti.

Finalmente oggi abbiamo avuto risposte certe. Abbiamo registrato, dopo un attento ascolto da parte del vertice del Dipartimento, segnali di apertura nell’attuare ogni possibile soluzione che possa andare incontro alle legittime esigenze dei colleghi nell’alveo della corretta applicazione delle norme. Vi è stata la massima disponibilità degli interlocutori a ricercare ogni possibile spazio di favorevole interpretazione, anche per salvaguardare il funzionamento del “sistema”, con una presa d’atto che il quadro rappresentato dal SIULP è concreto e necessita di risposte urgenti ed adeguate. Quale che sia la soluzione che verrà assunta, abbiamo comunque chiesto di fare chiarezza in tempi ragionevoli, anche per non lasciare gli interessati in uno sconfortante stato di incertezza.

Detto di quanto ci attendiamo dall’Amministrazione, che non dovrebbe far altro se non esercitare le prerogative che le sono proprie, abbiamo poi predisposto una piattaforma rivendicativa che presenteremo nel dettaglio anche al nuovo Ministro dell’Interno non appena avremo l’occasione di poterlo incontrare, e che consiste, per sommi capi, in una serie di interventi normativi necessari a tagliare i lacci che avvinghiano il ripianamento del ruolo degli Ispettori e le lungaggini per raggiungere le qualifiche apicali la cui dotazione, peraltro, dovrà essere ampliata per dare soddisfazione all’ampia platea che aspira ad accedervi. Un complesso articolato che rappresenta quello che può essere definito come un nuovo correttivo al riordino, mirato alla revisione del ruolo degli ispettori, sia quanto alle procedure di accesso, sia quanto alla riduzione delle procedure di progressione nelle rispettive qualifiche intermedie.

In questa ottica, essendo la carenza strutturale dell’organico il punto più dolente da risolvere, non potrà che essere data priorità alle soluzioni che ne favoriscano l’incremento. Il primo passo da compiere in questa direzione non può che essere l’estensione della graduatoria a tutti gli idonei del concorso a 1141 Vice Ispettori dianzi trattata, e la previsione di ulteriori concorsi interni per almeno 5000 posti da Vice Ispettore entro il termine della fase transitoria, che come noto è estesa a tutto il 2026. Proseguendo poi con la indizione di concorsi pubblici da programmare a cadenza almeno annuale, tenendo conto dei limiti della capacità ricettiva del nostro sistema di formazione.

Solo così potrà essere valorizzata la posizione di quanti sono stati esclusi dalla graduatoria dei vincitori del concorso interno per 2662 posti riservato al personale del ruolo dei Sovrintendenti, penalizzati da una contorta disciplina ordinamentale che prevede la devoluzione dei posti non occupati dai vincitori che hanno rinunciato – circa il 20% del totale – a beneficio della graduatoria aperta a tutto il restante personale.

Il presupposto per realizzare questo obbiettivo è, nelle more delle richieste modifiche alle procedure concorsuali vigenti, quello di indire nuovi concorsi interni ricorrendo al c.d. prestito d’onore, quella forma cioè che attinge al bacino del 50% dei posti disponibili oggi riservato ai concorsi pubblici, con previsione di futura restituzione all’atto dei prossimi pensionamenti.
Un limite, questo del 50%, che, stanti le ben note farraginose procedure concorsuali, porta a stimare in non meno di 5 anni il tempo necessario per arrivare all’effettiva entrata in servizio dei vincitori del concorso pubblico. In altre parole rimuovere la riserva per i concorsi pubblici, pur continuando a programmarli, è l’unico possibile rimedio per evitare di far scattare la trappola che impedisce, allo stato, la rigenerazione delle risorse perdute per pensionamento.

E proprio con riferimento all’attuale impianto normativo che regola l’accesso al ruolo degli Ispettori dall’esterno abbiamo promosso una attenta riflessione. Il requisito per poter partecipare al concorso pubblico è infatti il possesso di un diploma di scuola media superiore, ed un’età non superiore ai 28 anni. Ai canditati viene però richiesta una approfondita conoscenza di materie inscritte all’interno del perimetro del diritto.

Non deve quindi stupire se, come avvenuto in occasione delle ultime prove scritte (concorso da 1000 + 500 posti), il numero degli idonei è inferiore a quello dei posti disponibili. E questo quando, ancora, non sono state fatte le prove orali. Quindi, pur immaginando che l’interrogazione segua criteri non particolarmente rigorosi, è presumibile aspettarsi che la platea degli idonei vincitori sia ulteriormente ridotta. E poi resta sempre il biennio di corso di formazione, che magari può scoraggiare proprio i migliori tra gli idonei, i quali, proprio in virtù delle loro potenzialità, finiscono magari per scegliere percorsi professionali più appetibili.

La nostra sensazione, e non solo la nostra a dire il vero, è insomma che pretendere di selezionare gli Allievi Vice Ispettore – un sesto dei quali è riservato agli Agenti e Assistenti – in base alla preparazione giuridica si riveli un paradosso che scoraggia la partecipazione di una vasta parte dei giovani potenzialmente interessati. Sarebbe come se i test di accesso alle facoltà di Medicina, notoriamente assai ambite, richiedessero esclusivamente la conoscenza di nozioni proprie della scienza medica.
Ecco perché, secondo quanto noi abbiamo avuto modo di denunciare alle competenti istanze ministeriali, sono molto più gettonati i concorsi per accedere ai corrispondenti ruoli di altre forze di polizia, che prevedono infatti materie di esame molto più alla portata di neo diplomati, in quanto vertono su quesiti di cultura generale a cui vengono affiancati elementi di conoscenza della storia e dell’ordinamento dell’amministrazione di riferimento.

In altri termini, per non disperdere inutilmente sforzi organizzativi e opportunità di rimpolpare con forze fresche gli organici degli ispettori, occorre modificare l’attuale assetto ordinamentale. Delle due, insomma, l’una: o si individuano le prove d’esame tra le materie che possano essere adeguatamente padroneggiate da un generico diplomato; o si prevede che come titolo di studio sia richiesta almeno la laurea breve in materie giuridiche, così potendo anche ridurre il relativo corso di formazione, la cui lunga durata è oggi finalizzata a conseguire, per l’appunto, la laurea triennale. Ma prevedendo, nel contempo, una progressione in carriera, per anzianità e titoli, con merito comparativo, che si concluda, in un tempo ragionevole (arrivare a prendere il prima possibile, il più possibile per più tempo possibile per la tutela previdenziale), nella qualifica di Commissario Capo.

Abbiamo anche spinto il ragionamento oltre le problematiche dell’alimentazione con i flussi in entrata, estendendo il confronto alla irragionevole compressione verso il basso che si riscontra oggi nella piramide gerarchica del ruolo degli ispettori. Con simultaneo pregiudizio delle legittime aspirazioni professionali degli interessati e di quelle alla funzionalità dell’Amministrazione. Con l’ulteriore spinosa riduzione del reddito medio di amministrazione (meno qualifiche apicali = minor reddito distribuito) e dei conseguenti stanziamenti per le risorse contrattuali, che come noto dipendono, per l’appunto, dal ricordato indicatore.

I dati impietosi che abbiamo fornito, e che non ci sono stati contestati dallo stesso Dipartimento della P.S., relativi ai numeri degli Ispettori Superiori e dei Sostituti Commissari restituiscono un quadro desolante. Nel 2030 i pochi superstiti saranno condannati ad un ruolo di mera testimonianza, un po’ come una specie in via di estinzione. Frutto, anche questo, di scelte unilaterali dell’Amministrazione, che ha interagito con il legislatore decidendo di destinare gli appostamenti ad altre finalità.
Di tal che solo 1000 sono stati i posti messi a disposizione per il concorso per titoli da Sostituto Commissario, ed altrettanto insoddisfacenti sono state le dotazioni previste per i due concorsi straordinari per accedere alla qualifica da Ispettore Superiore, che per giunta si svolgeranno solamente nel 2026 e 2027 e che, a voler essere ottimisti, ci consegneranno i primi vincitori in prossimità della fine del decennio e, per molti, alla soglia della pensione.

A ciò si aggiunga che, ad oggi, dopo oltre 5 anni dall’entrata in vigore del c.d. Riordino, ancora non è stato bandito nessun concorso interno per Vice Commissario riservato agli interni. Scelta anche questa indicativa di una malcelata resistenza dell’apparato ad una concreta disponibilità a favorire l’apertura della carriera dalla base. Nel lamentare questo opaco ritardo, che può anche essere rubricato come consapevole omissione, abbiamo rappresentato come ogni anno accedono alla quiescenza centinaia dei vincitori dei concorsi interni straordinari da Vice Commissario riservati ai Sostituti commissari, con la previsione quindi della scomparsa a breve di queste figure professionali. Una dissoluzione che ha visto, sino ad ora, l’Amministrazione serbare una inaccettabile indifferenza rispetto alle opportunità che potrebbe offrire una integrazione della graduatoria del concorso interno da 436 posti.

Alle prevedibili eccezioni della mancanza di un supporto normativo che consenta questo scorrimento, abbiamo replicato come nel frattempo siano stati approvati numerosi altri provvedimenti legislativi produttivi di ricadute di natura ordinamentale e di ampliamento dell’organico secondo scelte orientate da interessi del Dipartimento della P.S., che hanno trovato puntuale accoglimento dal decisore politico. A significare che a difettare non è tanto la possibilità, quanto la volontà dell’Amministrazione. Ecco perché era importante il confronto con i vertici del Dipartimento il cui esito, su cui ci siamo poco sopra soffermati, è stato estremamente produttivo e foriero di risolutivi interventi non appena saranno effettuate tutte le verifiche di fattibilità dal SIULP rappresentate.

Ultima, ma non certo per ordine di importanza, abbiamo riproposto, sempre nell’ottica del miglior funzionamento del sistema – nel senso di consentire il trasferimento maggiore dei saperi e delle esperienze maturate in tanti anni di impegno sul campo – la questione dell’estensione degli effetti dell’art. 59 del DPR 335/1982, oggi limitati al solo personale del ruolo Agenti, Assistenti e Sovrintendenti, anche agli Ispettori. Ossia il differimento dell’accesso alla quiescenza, su base volontaria, per non più di due anni. Rammentando che, in alternativa a tale istituto, ma in ossequio al principio di equi ordinazione, avremmo rivendicato l’introduzione dell’istituto dell’ausiliaria anche per i poliziotti così come previsto per i militari e le Forze di polizia ad ordinamento militare.

Il naufragio dell’emendamento alla legge di bilancio per l’anno 2022 che lo prevedeva, euforicamente rivendicato da una non indifferente parte delle organizzazioni sindacali, a cui non è rimasta estranea una parte dell’Amministrazione, sta riscontrando oggi un’onda di pentimento provocata dalla maturata consapevolezza di quanto strumentale e demagogica fosse la posizione di chi ha ostacolato quel progetto. Perché una cosa è certa: oltre al danno provocato al funzionamento del sistema, questa insensata battaglia ha finito per mietere vittime tra i colleghi ispettori prossimi alla quiescenza, molti dei quali costretti a lasciare il lavoro alla soglia della maturazione dell’anzianità utile per la promozione alla qualifica superiore. Un minimo differimento della pensione avrebbe, tra l’altro, assicurato ritorni previdenziali non indifferenti.

Ora è chiaro a tutti che si trattava di una norma che, a costo zero – lo stesso staff della Struttura di Missione aveva palesemente affermato che addirittura ci sarebbe stato un risparmio di spesa – e con vantaggi reciproci per l’apparato e per i diretti interessati, avrebbe quantomeno ridotto l’impatto dei vuoti organici, nel frattempo acuiti. Passata la sbornia di chi ha contribuito a segare il ramo su cui stavano seduti in attesa migliaia di colleghi, confidiamo in una resipiscenza generale che consenta di veder ripresentato a breve il testo di legge che, pur non potendo recuperare le disutilità pregresse, possa salvaguardare i positivi effetti che la volontaria permanenza in servizio può produrre per chi ancora ha davanti a sé qualche anno di servizio.

Continueremo quindi a dedicare ogni nostra energia per indurre Amministrazione, Governo e Parlamento a favorire, ciascuno per la propria parte di competenze e responsabilità, una revisione ordinamentale del ruolo degli Ispettori che eviti non solo un irreparabile corto circuito della funzionalità del sistema, ma anche, e non è affatto un dato marginale, la ben diversa struttura della piramide gerarchica delle altre forze di polizia, che vede, come noto, un notevole sbilanciamento dei ruoli intermedi verso l’altro, e si traduce, come dianzi si è avuto modo di accennare, in una evidente riduzione del reddito medio del personale della Polizia di Stato.

Questo spiega il motivo per il quale, nell’ambito della delega legislativa che dovrà dar corso alla revisione in menzione, puntiamo a far introdurre consistenti riduzioni dei tempi di permanenza nelle qualifiche che scandiscono la progressione di carriera. Perché se rimanesse l’odierno assetto si dovrebbe prendere atto che persino i vincitori del concorso esterno, in ipotesi immessi in servizio effettivo dopo i 30 anni di età, rischierebbero di non maturare l’anzianità utile per arrivare alla qualifica di Sostituto Commissario Coordinatore. Un dimezzamento dei tempi per la promozione da Ispettore Capo a Ispettore Superiore, e di quelli per diventare poi Sostituto Commissario, sono il minino dell’obiettivo che ci prefiggiamo oltre all’aumento dei posti messi a disposizione con i concorsi straordinari del 2026 e 2027 per l’accesso alla qualifica di ispettore Superiore.

Questo è dunque il nostro progetto, di cui abbiamo diffusamente discusso con le competenti istanze istituzionali, che auspichiamo, diversamente da quanto avvenuto nel recente passato, non incontri pretestuose e puerili resistenze almeno da parte sindacale per il solo fatto che a proporlo è stato il Siulp. Ne va non solo del destino professionale di migliaia di colleghi, ma anche della complessiva tenuta dell’apparato preposto alla sicurezza, all’interno del quale il ruolo degli Ispettori, e delle figure intermedie del ruolo direttivo, riveste una insostituibile catena di trasmissione delle linee guida della gestione degli uffici della Polizia di Stato.

A seguire riportiamo la nota inviata al Capo della Polizia che ha fatto da sfondo al confronto odierno, e dal quale, pur senza abbandonarci ad eccessi di euforia, riteniamo di aver riscontrato attenzione e disponibilità per dare risposte concrete e positive ai nostri colleghi.

Roma, 27 ottobre 2022

 

Carenza di organico e concorsi interni. Criticità. Richiesta di immediato intervento.

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